Chi sono i ragazzi di Bromma e perchè non sono tipi qualunque

La bella gioventù d'un tempo

La bella gioventù d’un tempo

Li ho conosciuti di persona, due anni fa, e mi han suscitato una tale spontanea simpatia che ho iniziato a tifare per loro. Peccato che dovrò sospendere il mio appoggio nei loro confronti per una settimana.
Parlo dei tizi del Brommapojkarna: li conobbi a un torneo giovanile (dedicato agli Allievi Fascia B) nella prestigiosa cornice di Volpiano; ebbene: per un torneo di 15enni era sceso il vicepresidente in persona, signor Fredriksson. Cortesissimi, molto attenti alle partite dei propri pupetti ma anche a quelle degli altri: mentre giocava il Chieri, per dire, loro osservavano, si scambiavano indicazioni e prendevano pure appunti.

Non sapevo ancora, all’epoca, che la loro fosse una società da record: il Brommapojkarna è il club di calcio con il maggior numero di squadre al mondo. Compresa la sezione femminile e una minoranza dedicata al futsal, ne hanno 247. Duecentoquarantasette squadre (per dare un’idea, il Torino ne ha 18), per 4000 atleti. Tutti quanti soci del club. E’ un grande laboratorio di giovanili, che in qualche misura (una misura molto piccola, diciamo) in questo può ricordare il Toro che fu; dal suo vivaio sono usciti diversi nazionali svedesi e non solo, da noi sono conosciuti il centrocampista del Cagliari, Albin Ekdal, e John Guidetti (sì, proprio quello che cercava Petrachi).

Una buona notizia: “Brommapojkarna” non è poi uno scioglilingua impronunciabile, per essere svedese. Si pronuncia praticamente come si legge, con l’accento sulla “o” (“Brommapòjkarna”); non si direbbe, ma – per fare un esempio – è molto più difficile dire correttamente “Goteborg” (che sarebbe “Jëtebori”). Significa “i ragazzi di Bromma”, nome quest’ultimo di un sobborgo di Stoccolma che a molti viene facile associare a quel che è Chievo per la città di Verona; abbastanza esatto, in effetti, non fosse che il Brommapojkarna (da qui in avanti BP, come lo chiamano loro) è simpatico. E in effetti sì, non esistono “nemici naturali” e nemmeno rivalità, nei loro confronti, in Svezia; e loro stanno bene così, alla faccia di chi dalle nostre parti si consola con motti molto virili tipo “Odiati, fieri” del fatto di non avere un amico al mondo.

La prestigiosa tribuna ovest

La prestigiosa tribuna ovest

Il BP gioca le sue partite interne (ma non quella di coppa contro il Toro) al Grimsta Idrottsplats, uno stadio gigantesco, con i suoi 8000 posti. Sì, dè ecisamente sovradimensionato, se consideriamo che lo scorso campionato – anno della seconda, eroica salvezza della propria storia – ci sono stati in media 1500 spettatori sui suoi spalti (media che comunque è il doppio di quella conosciuta fino a una decina d’anni fa). Si è affacciato per la prima volta in Allsvenskan (la Serie A) nel 2007, facendo l’ascensore e tornandoci nel 2009, conquistando la prima storica permanenza in massime serie; quindi altri due anni di “B” (la Superettan) e lo scorso anno una salvezza sudatissima. Che però è valsa la qualificazione in Europa League.

Brommapojkarna tifosi

La tribuna est e la nota torcida

Perchè? Com’è possibile? Si chiama “fair play”. Che dalle nostre parti è un concetto talmente sconosciuto che non ci è mai stato nemmeno spiegata la sua esistenza in quanto regola Uefa; tanto non ci riguarderà mai. Un po’ come quando un insegnante si rivolge alla sua classe pigra e cazzona saltando a pié pari un argomento: “Questa non la facciamo, non vi servirà mai”. In realtà, ogni anno tre nazioni con maestri bravissimi vincono un premio per il voto in condotta (sempre le stesse, quelle lassù in alto), e decidono poi a quale dei loro alunni girarlo; in Svezia, è stato scelto il Bromma. La partita contro il Toro sarà di gran lunga il momento più alto della storia per i rossoneri, che ce la metterano tutta e anche di più.

Ma difficilmente basterà, perchè il BP è ultimo in classifica. Ultimissimo. Otto punti in tutto, meno di quattro volte quelli del Malmoe capolista, una vittoria su 14 partite, quella ottenuta per 3 a 0 sul Norrköping. Stessa avversaria e stesso risultato ottenuto dal Toro nel 1992: un’autorete, quindi Casagrande e Aguilera. A osservare il Toro in tribuna c’era Carlo Ancelotti, inviato dal neo c.t. Sacchi a spiare qualche giocatore di Mondonico (quale? Non si sa; c’era l’imbarazzo della scelta). Anche domani la coppia d’attacco del Toro sarà sudamericana…ed è l’unica cosa in comune che hanno le due. Ma non vi preoccupate, è momentanea, poi torneranno loro
Si scherza: forza Vitor, forza Marcelo. Forza Omar, Kamil, Beppe, Antonio. Forza tutti. Forza Toro, bentornato Toro.

Commenti

  1. Cnait dice

    Correggi l’a capo errato tra terza e quarta riga del paragrafo a fianco della foto della “prestigiosa tribuna ovest” e per il resto, BRAVO OPPI come sempre (ma poi vattene come sempre) :)

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